Bandiera russa sulla Crimea, Ucraina a rischio scissione
ESTERI - Senza sparare un colpo i miliziani prendono il controllo della penisola sul Mar Nero. Kiev chiama i riservisti e chiede aiuto all'occidente per evitare la scissione del Paese
Sono bastate poco più di ventiquattro ore, ai miliziani russi, per prendere il controllo della Crimea. In tutta la penisola, sul Mar Nero, uomini armati senza mostrine, ma con la bandiera russa, si stanno sostituendo a polizia ed esercito ucraino, finora, senza che un solo colpo sia sparato. Da Kiev il nuovo governo denuncia l'aggressione, mobilita la riserva e chiede aiuto all'occidente, mentre è proprio in piazza, nella capitale come in altre città, che tornano a confrontarsi le due anime dell'Ucraina, questa volta non più mobilitate dalla richiesta di maggiore democrazia, ma dalla paura della divisione in due di tutto il Paese.
In Crimea adesso, dove la situazione è calma, ma con la tensione dovuta al confronto silenzioso tra uomini armati. E se i fedeli al governo di Kiev si aspettano un aiuto da occidente, la maggioranza russa chiede apertamente a Mosca di intervenire per riunirsi alla grande madre patria. Sulla strada per Yalta, a Privolnoje, a sud di Sinferopoli due eserciti si fronteggiano. Da una parte, almeno un migliaio di uomini armati: nessun distintivo sulle uniformi. Ma sui camion e sui blindati, le insegne della flotta russa, dall'altra, dietro ai cancelli, due dozzine di soldati ucraini con armi leggere.
I russi vogliono la consegna della base, gli ucraini hanno risposto no, e questo stallo va avanti da stamane. Non ci sarà guerra, dice il comandante ucraino, abbiamo deciso di non puntarci le armi contro, e loro non hanno provato a entrare. Quasi una rappresentazione in miniatura di ciò che avviene su larga scala: l'occupazione silenziosa della Crimea, senza sparare un colpo. “Vedete, sono pacifici, stanno proteggendo i nostri diritti, fanno la cosa giusta, è tutto normale”, dice Laryssa, ma Ilona aggiunge sconsolata: “Si stanno prendendo la nostra terra”. E Oleg: “La colpa è nostra, dei nostri governanti, ci hanno messo gli uni contro gli altri”.
“Viva ucraina, oppure viva Russia”, si gridano in faccia i due schieramenti nelle piazze. A Sebastopoli, un ucraino intervistato da una tv straniera viene aggredito con violenza da un supporter filo-russo. Almeno 150mila soldati di Mosca stazionano al confine, ma quale confine, viene da chiedersi.
Le autorità di Mosca hanno avvertito i giornalisti stranieri in Crimea di fornire i dati per l'accredito, senza avere giurisdizione in quel territorio e ai Berkut, le forze speciali ucraine in fuga, nel consolato russo di Sinferopoli ormai si offrono passaporti e fiori.